l’inglese resta uno dei punti deboli del nostro sistema scolastico: lo si studia poco e male.

Inserito per legge già dalle elementari e obbligatorio come lingua di espressione per una delle materie della maturità, in realtà l’inglese resta uno dei punti deboli del nostro sistema scolastico: lo si studia poco e male ed è lasciato alle famiglie di provvedere a farlo imparare ai figli. Quest’ anno, con il colpo di spugna agli Invalsi che ha cancellato anche la possibilità di attestarne la conoscenza, chi vorrà dimostrare la propria preparazione, dovrà rivolgersi a enti certificatori privati, o aspettare di sostenere l’esame all’università. I test d’inglese, introdotti nel 2019 per l’ultimo anno di scuole superiori e svolti un’unica volta, contenevano domande di comprensione, lettura e ascolto basate sui test di lingua di livello B1 e B2 (i livelli «soglia» e «progresso» del Quadro linguistico europeo per le lingue straniere QCER). Servivano ad accertare che, alla fine del quinto anno, ogni studente avesse raggiunto un livello pari a B2: una buona padronanza della lingua nello scritto e nel parlato. «Ma lo scorso anno solo il 30% degli studenti ha raggiunto il livello B2 sia in reading che in listening, competenze che vengono valutate separatamente, per meglio mettere in luce quello che si è appreso», dice Ricci. Per permettere a tutti di superare il test, comunque, le prove erano strutturate anche sul livello B1; ma il risultato non è stato incoraggiante. Le carenze partono da lontano: «Alle medie, dove i livelli delle prove erano l’A1 e l’A2 (livelli «contatto» e «sopravvivenza» del sistema QCER), solo il 55% dei ragazzi è arrivato al livello più alto». Una forbice che si allarga, andando avanti.

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Il livello richiesto

Passare il livello B2 e ottenere il relativo certificato, nel «curriculum delle competenze» rilasciato al termine delle prove Invalsi, sarebbe una buona indicazione per il mondo del lavoro: per molte aziende la certificazione è indispensabile. All’università, può valere uno «sconto» sugli esami: basta la certificazione per farsi convalidare i crediti. «Il livello richiesto dalle università è almeno il B1 per le lauree triennali e il B2 per le specialistiche – spiega Ricci -. Alcune, come il Politecnico di Milano, hanno requisiti più alti (livello C1 il livello «dell’efficacia» secondo il sistema europeo) per le lauree magistrali, dove quasi tutti i corsi sono in inglese». E non va dimenticato che sono state proprio le Università a porre in maniera molto pressante il tema di avere una valutazione nazionale, per dare un voto o giudizio comparabile per i ragazzi che si presentano agli atenei.

https://www.corriere.it/scuola/maturita/notizie/maturita-2020-cosi-lockdown-ha-cancellato-patentino-inglese-f3892592-a016-11ea-8f7d-66830a0d6de9.shtml

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